IL GRANDE PIATTO BLU

Il GRANDE PIATTO DI VETRO BLU COBALTO TROVATO AD ALBENGA ALLA FINE DEGLI ANNI 95.

Riflessioni su una fatalità.

Vi sono nella storia del restauro molti esempi di importanti reperti archeologici e monumenti famosi che dopo essere stati restaurati, malgrado l'attenzione e la cura con la quale vengono trattati nelle migliori condizioni possibili per essere conservati studiati, esposti al pubblico nei musei, hanno subito danni a seguito di incidenti che non si sono potuti evitare, rendendo necessario un ulteriore intervento riparatorio, per essere restituiti alla loro funzione storica e culturale; porto due esempi famosi: il vaso vitreo Portland e il Vaso François.
Non documentare quanto accaduto durante la vita straordinaria di questi oggetti sarebbe come gettare via parte della storia dell'opera stessa, lasciando luogo a errate interpretazioni e a interventi impropri per chi,senza essere correttamente informato se ne dovesse occupare a distanza di tempo.
Durante uno scavo condotto dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria, ad Albenga, venne alla luce il corredo funerario di una tomba romana composto numerosi manufatti ceramici e vitrei, tra i quali spiccava un grande piatto di vetro blu cobalto di eccezionale importanza, trovato interamente ricomponibile, molto ben conservato.
Conclusi i necessari rilievi, i reperti scavati, vennero portati Genova, per i necessari trattamenti di restauro e per la restituzione grafica e le riprese fotografiche (V. relazioni di restauro, articoli, cataloghi, materiali d'archivio.1)
La notizia del ritrovamento del piatto destò grande interesse nel mondo accademico e in Soprintendenza vennero molti visitatori, studiosi e specialisti del vetro a vedere il grande piatto Blu. Si svolse in quel periodo un intenso lavoro di studio e documentazione. Dopo il restauro del piatto fu necessario aggiornare i cataloghi con nuove grafiche e riprese fotografiche, cercando particolari punti di vista per mettere in evidenza al meglio ogni possibile dettaglio per nuove relazioni e pubblicazioni. Per questo, un giorno, come altre volte, il piatto venne portato nel laboratorio fotografico e appoggiato su un ripiano di vetro, illuminato dal basso per essere fotografato in trasparenza (cosa che in effetti non era stata ancora fatta). Durante queste riprese accidentalmente il piatto venne urtato e scivolando sul pavimento si ridusse in numerosi frammenti azzurri.
Come per gli altri esempi portati, si vuole mettere in evidenza che non si può non considerare l'incidente del Piatto Blu null'altro ce una fatalità. Tuttavia quello che importa è che questo straordinario reperto sia tornato ricomposto a raccontare giustamente la sua storia per il futuro, come tutti i reperti tornati a vivere anche dopo problematici restauri. C'è qualcosa di predestinato in questi sfortunati eventi, che sarebbero numerosi da elencare e, in questo repertorio non si può non annotare anche la storia del Grande Piatto di Vetro Blu Cobalto, di Albenga.


Genova, 07/10/1998


1) V. Catalogo della prima Esposizione "Magiche trasparenze - I vetri dell'antica Albintimilium" - Genova, Palazzo Ducale.
Finito di stampare nel Dicembre 1999. Arti grafiche Selea di Milano, Edizioni Gabriele Mazzotta.


Il restauro dei materiali vitrei provenienti dalla tomba romana di Viale Pontelungo ad Albenga


Relazione di restauro

G.Rando

Lo scavo di una tomba romana condotto dala Soprintendenza archeologica della Liguria nel 1995 in Viale Pontelungo ad Albenga ha messo in luce un corredo composto da manufati ceramici e viteri tra i quali spicca unpiatto di grandi dimensioni, in vetro molato e intagliato, di colore blu cobalto, di eccezionale importanza, trovato frammentario (composto da sette grandi frammenti e tre scegge di piccole dimensioni) ma molto conservato ed interamente ricomponibile.
Il grande piatto in vetro blu cobalto mostra una superficie leggermente porosa causata da un'iniziale perdita de sostane solubili facenti parte della composizione del vetro e marezzatture dovute al processo di ricottura, cioè al raffreddamento della pasta vitrea formata. Dopo aver rimosso con lavaggi in acqua distilata i depositi de terriccio e fango di cui era ricoperto, è stato disadratato in alcool etilico ed è stato consolidato con metracrilato paraloid H72 in soluzione al 2% in tricloretano; piccole ma profonde incrinature nella zona incisa sono state infiltrate con resina epossidica colorata.
Una relativa difficoltà nel retauro di questo reperto, data la sua forma e le particolari dimensioni(diametro cm 41, spessore medio mm 5), è daricondurre alle forti sollecitazioni termiche a cui è stato sottoposto durante le varie fasi di avorazione, passando dalla condizione inizialmente platica dalla pasta vitrea fusa, al raffreddamento che ha solidificato la forma foggiata. avendo il vetro una propisa elasticità, il piatto ha raggiunro uno stato di equilibrio delle tensioni interne, che si è conservato, stabilizzato nella struttura, soto forma di energia meccganica accumulata. Con la rottura del piatto questa energia si è liberata producendo piccole "deformazioni" rispetto al suo stato originale.
Questa nuova condizione si è evidenziata nella fase di ricomposizione dell'oggetto e ha reso difficile il riposizionamento esatto dei frammenti. E' stato possibile ovviare a questo inconveniente con l'ausilio di morsetti che hanno permesso di ricostruire la forma accostando e tenendo in posizione corretta le parti frammentarie.
Il piatto è stato ricomposto con resina epossidica trasparente a due componenti UHU plus, colorata con alluminato di cobalto. Anche in questo caso, alcune lacune di scarsa entità nella zona del piede sono state integrate con la stessa resina colorata usta per gli incollaggi.
Con il grande piatto blu, sono state ritrovate tre bottiglie, facenti parte dello stesso corredo tombale. una di esse è stata trovata integra, una frammentaria e lacunosa che è stata ricostruita, una molto frammentaria la cui struttura non è stato possibile ricomporre. La forma di quest'ultima bottiglia è stata quindi ricostruitta graficamente.
La pulitura di questi reperti, quale prima fase di restauro, è stata fatta con localizzati impacchi di bicarbonato di ammonio, in alcuni casi con aggiunta di EDTA (sale etilendimminotetracetico) in soluzioni acquosa a bassa concentrazione, seguiti da accurati lavaggi con acqua deionizzata, allo scopo di ammorbidire sporadiche calcareo-silicee, talvolta alquanto tenaci, e consentirne l'asportazione meccanica a bisturi.
Prima dell'incollaggio, il vetro è stato disifratato con acetone e consoldato con pennellature o a immersione con una soluzione de Paraloid B72 al 2% in tricloroetano. L'assemblaggio delle forme ricostruite è stato effettuato con nastro adessivo e, quanto necessario, i giunti sono stati fissati con cianoacrilato. L'incollaggio è stato fisso con resina epossidica trasparente a due componenti (Plastogel)percolata nelle fratture. Con la stessa resina sono state integrate piccole lacune allo scopo di migliorare la tenuta strutturale degli oggetti restaurati.